mercoledì 7 novembre 2012

PROTESTANTESIMO


Il Protestantesimo è una forma di Cristianesimo sorta nel XVI secolo per riformare la Chiesa cattolica considerata nella dottrina e nella prassi non più conforme alla parola di Dio, a seguito del movimento politico e religioso noto come "Riforma Protestante", derivato dalla predicazione dei riformatori, fra i quali i più importanti sono Martin Lutero e Giovanni Calvino.
Dal punto di vista teologico, il protestantesimo, come il cattolicesimo e l'ortodossia, accetta le confessioni di fede della chiesa antica, il simbolo niceno e il simbolo apostolico. Le divergenze si sviluppano su questioni che non sono esplicitamente trattate nelle antiche confessioni di fede, in particolare: il ruolo della grazia, la relazione che intercorre tra la fede  e le opere (cioè l'azione, la vita pratica), e quella tra la Parola e il magistero della Chiesa. Infatti, sono comuni alle varie chiese appartenenti alla famiglia protestante i princìpi qui elencati:
  • Solus Christus: dal momento che Dio è amore, può agire il suo amore in totalità e libertà attraverso la grazia. L'essere di Dio che liberamente si dona è Gesù Cristo. Gesù è quindi la parola vivente di Dio che perdona i nostri peccati. Visto dalla parte dell'uomo, Dio può essere compreso solo attraverso Cristo; nessuna promessa della salvezza può essere intesa correttamente se non in relazione alla vita, morte e resurrezione di Gesù In questo senso, in Gesù, ed esclusivamente in Gesù, si concentra l'interesse, lo sguardo, la riflessione, la teologia del credente.
  • Sola Gratia: l'uomo, essendo costituzionalmente peccatore, per quanto si sforzi di operare rettamente non arriverà mai a meritare la salvezza, ma Dio la offre gratuitamente per amore. Non esiste alcuna cooperazione da parte dell'uomo, né predisposizione, "tutto, nell'evento salvifico, è affidato all'iniziativa di Dio in Cristo soltanto." Dio perdona l'uomo; la giustificazione uccide l'uomo vecchio e solo da questo momento nasce l'uomo nuovo, secondo quanto riportato nella Lettera ai romani 6,12-23. Il credente è sempre peccatore e costantemente salvato di nuovo: "peccatore di fatto, ma giusto nella speranza; peccatore nella realtà, ma giusto agli occhi di Dio e in virtù della sua promessa". L'uomo nuovo sarà indotto a ben operare, spinto dall'amore di cui Dio lo ha ricolmato, anche se immeritatamente, ma rimarrà consapevole che non sono le sue buone opere a salvarlo, ma solo la Grazia del Signore.
  • Sola Fide: la fede consiste non solo nel credere nelle Scritture ma nella fiducia nel fatto che Cristo ci è stato mandato per compiere la nostra salvezza. "La fede mette a disposizione dei credenti Cristo stesso e i suoi benefici, ossia il perdono, la giustificazione e la speranza". La giustificazione per fede consiste, secondo Lutero, nel fatto che Dio fornisce tutto il necessario per la salvezza e l'essere umano compie solo l'atto passivo di riceverla. Ma chi è giustificato, non per questo è immune dal peccato; si ha qui la dottrina del simul iustus et peccator: il riformatore, rifacendosi a Romani 7,14-25, sostiene che "l'evangelo (...) mi dice che sono giusto, ma, nello stesso tempo, mi rende consapevole di essere un peccatore. (...) Il peccato esiste ed è all'opera, ma non è la forza decisiva che governa l'esistenza."
  • Sola Scriptura: la Bibbia è l'unica autorità per il cristiano, in quanto viene ricevuta come se Dio parlasse in essa. L'autorità dei papi e dei concilii è subordinata a quella della Bibbia, anzi si misura sulla base della sua fedeltà alla Scrittura. Tale principio si pone in forte contrasto con il ruolo della tradizione nella dottrina cattolica. Il concetto di "tradizione" viene ad assumere notevole importanza nel tardo Medioevo: se nella chiesa del II secolo, in risposta a varie controversie, in particolare allo gnosticismo, si era delineata l'idea di una interpretazione "legittima" delle Scritture, nel XIV e XV secolo la tradizione viene intesa come un'altra fonte di rivelazione, separata, che va aggiunta alla Scrittura; la dottrina, dunque, si basa su una fonte scritta (la Bibbia) ed una non scritta (la tradizione). Solo la corrente più radicale della Riforma  applicò in maniera assoluta il rigetto della tradizione; la maggior parte dei riformatori, temendo l'individualismo di una lettura del tutto personale della Bibbia, accettò la tradizione patristica e si limitò a criticare gli aspetti in cui la teologia e la prassi della chiesa cattolica contraddicevano o travalicavano la Scrittura. C'è da notare che vi sono alcune differenze tra il canone cattolico romano e quello delle bibbie protestanti: i libri deuterocvanonici, compresi nella Septuaginta ma non nel canone ebraico, non fanno parte del canone delle bibbie protestanti. Non c'è quindi solo una divergenza sul valore della Scrittura ma anche su cosa sia da considerare Scrittura. Relativamente all'interpretazione della Scrittura, uno degli aspetti che favorirono enormemente la diffusione del Protestantesimo in ambienti sia colti che popolari fu il fatto che affermava il diritto di tutti a leggere ed interpretare la Bibbia, mentre il Concilio di Trento ribadiva il divieto ai laici di possedere e leggere la Bibbia in lingua volgare o testi che trattino dell'interpretazione delle Scritture senza permesso.
     Sacramenti : se per la chiesa cattolica sono segni sensibili ed efficaci della grazia, attraverso i quali viene elargita la grazia, per il protestantesimo invece non hanno alcuna sacralità ma sono semplicemente segni, che rendono tangibili le promesse di Dio attraverso oggetti d'uso quotidiano per rassicurare la debolezza della fede degli esseri umani. Fin dai primi riformatori, vengono riconosciuti solamente il battesimo e l'eucarestia, in quanto «solo in questi vediamo un simbolo istituito da Dio e la promessa della redenzione dei peccati». Per approfondire la concezione dell'eucaristia nel protestantesimo, si veda la voce Santa cena.
  • Sacerdozio universale : non esiste la figura di un mediatore tra l'essere umano e Dio. Gesù è il sacerdote che riconcilia definitivamente Dio all'uomo (come espresso in Ebrei 7,24) ed al contempo, «svuotando il sacerdozio delle prerogative di casta, (...) ha instaurato il Sacerdozio universale di tutti i credenti, uguali fra loro in dignità e importanza, pur nelle diverse vocazioni e nei diversi servizi»

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